Tendenze e stile di vita

La storia dell’oggetto più iconico per chi ama l’espresso: la tazzina

È stata inventata da un italiano, Luigi Tazzini, pittore dell’Accademia di Brera

La tazzina da caffè è una delle icone italiane più conosciute nel mondo, oggetto amatissimo e presente praticamente in ogni casa. Quello che forse non tutti sanno è che ha una storia curiosa, fatta di incredibili coincidenze.

La tazzina è la sorella più piccola della tazza, utensile in uso da centinaia di anni, che deve il suo nome al termine arabo tasa che vuol dire appunto recipiente, vaso. La tazzina, secondo molti, non è però un semplice diminutivo della più grande tazza, come si potrebbe pensare, ma si chiama così in onore di un pittore e designer ante litteram italiano: Luigi Tazzini.

Di origine lombarda, Tazzini iniziò la sua formazione all’Accademia di belle arti di Brera, per poi essere nominato nel 1896 Direttore artistico della ditta di ceramiche Richard-Ginori, appena nata dalla fusione di due storiche case di produzione. Tazzini portò l’azienda a presentare le proprie collezioni a molte delle Esposizioni Internazionali (gli odierni EXPO) dei primi anni del Novecento, occasioni in cui entrò in contatto con l’Art Nouveau, da cui rimase affascinato. La sua direzione finì quando il testimone passò nelle mani di Gio Ponti, uno dei più grandi designer del secolo scorso, di cui Tazzini fu a lungo braccio destro.

L’incontro con le correnti più in voga all’inizio del XX secolo, portarono Tazzini a inventare la tazzina con il design moderno che oggi conosciamo: introdusse infatti il particolare del manico, fondamentale da un punto di vista di usabilità e grazia del movimento. Il direttore artistico introdusse le linee curve tipiche dell’Art Nouveau ed orientò la produzione in questo senso, con due punti cardine: bellezza e funzionalità, un connubio che gli italiani conoscono bene.

Il suo estro creativo fu evidente anche in altre invenzioni che furono poi però abbandonate o ebbero minor fortuna: la tazza per il caffellatte, la tazza per il vino e quella per la pasta e fagioli.

È da notare come prima dell’invenzione della tazzina il caffè si bevesse in una tazza quasi priva di manico e molto diversa da quella attuale. Si usava un piattino per appoggiare il contenitore incandescente e, siccome il caffè era altrettanto caldo, una delle abitudini più in voga nel Settecento era quella di tralasciare la tazza e versare il caffè direttamente nel piattino!

Oggi che l’oggetto è di uso quotidiano, possiamo elencare alcune delle caratteristiche della tazzina perfetta. La forma deve essere troncoconica per esaltare l’aroma del caffè, arrotondata internamente e con il fondo a uovo per garantire compattezza alla bevanda e una buona tenuta della crema. La parte inferiore della tazzina deve essere più spessa e quella superiore più sottile, perché la temperatura del caffè inizialmente deve scendere, ma poi deve restare alta durante l’esperienza sensoriale dell’assaggio. La parte superiore è più snella, inoltre, per agevolare il contatto con le labbra.

I materiali più indicati per la tazzina perfetta sono la porcellana, per ragioni di tenuta della temperatura, e il vetro, che permette anche di apprezzare la composizione della bevanda, grazie alla trasparenza. In questo secondo caso, per mantenere la temperatura, si sceglie di norma una tazza in vetro a doppia parete, che permette anche di eliminare l’elemento iconico del manico.