Tendenze e stile di vita

La caccia alle streghe che si nascondono nella tazzina dec è finita

Alla scoperta di una nuova abitudine degli italiani. Ha meno caffeina, si può bere la sera e qualora si sia assunto troppo caffè tradizionale. Oggi qualità, sapore e profumo del decaffeinato sono gli stessi. Scopriamo il perché.

Partiamo da un grande mito ormai sfatato: non è meno buono del caffè normale. Parliamo del decaffeinato, che in passato era stato avvolto dalla nomea di non essere all’altezza. Colpa, va detto, del fatto che si tendeva a decaffeinare caffè di qualità inferiore e le lavorazioni non erano tecnologicamente avanzate come oggi. Il fatto che più persone lo ordinino al bar, o lo comprino per casa, ha portato all’aumento della domanda: ciò ha spinto l’industria a migliorare mentre i più alti consumi hanno ammortizzato i costi, facendo scegliere, in partenza, caffè più pregiati. Insomma, se avete assaggiato un dec non buono era semplicemente perché ottenuto da un caffè che già in origine non era granché. Va detto, che i primi dec sono stati ottenuti a inizio Novecento, una storia relativamente recente. L’altro fattore che può incidere è il consumo: se a casa ne consumiamo meno, l’aria può tendere a ossidarlo (si deteriora molto prima di quello normale).

Oggi, il caffè decaffeinato è un alleato di chi deve stare attento alla caffeina, per chi è in gravidanza (chiedete comunque sempre consiglio al medico), ma anche di chi beve molti caffè: secondo l’EFSA, acronomo di European Food Safety Authority, dovremmo stare sotto le 5 tazze di caffè al giorno, che tradotti vogliono dire i 400 milligrammi giornalieri di caffeina: per berne anche solo uno in più, perché non scegliere, dunque, un dec?

Sappiate che decaffeinato non vuol dire privo di caffeina, dunque chi ha problemi cardiaci deve, comunque, prestare attenzione, come chi soffre di gastrite o reflusso. Ma se in una tazzina classica trovate circa 50-120 mg di caffeina, in un dec la media è di appena 2 mg. Insomma, è quasi depurato della presenza della sostanza neurostimolante che molti temono: per questo, viene scelto, ad esempio, la sera da chi ha problemi di insonnia (la caffeina impiega dieci minuti per fare effetto e si elimina in tre-cinque ore: il picco massimo si ha nell’arco di un’ora).

Va detto che la caffeina è un alcaloide naturale che ha un’azione stimolante sul sistema nervoso centrale: non ha nessun effetto negativo sul nostro corpo, in pratica, anzi aumenta il buonumore, migliora la memoria e le performance durante lo sport. La caffeina, peraltro, non ha alcun sapore: toglierla non cambia il gusto del caffè. Quanto alle calorie, sono praticamente le stesse: l’apporto del decaffeinato è più o meno uguale a quello del caffè normale, 9 kcal per litro, se non zuccherato.

C’è da sfatare anche un altro mito: il caffè decaffeinato non fa male né è cancerogeno. Una leggenda che era circolata a lungo: la causa veniva imputata alla lavorazione. Esistono oggi vari metodi per ottenere un decaffeinato, il più popolare è l’estrazione con anidride carbonica. La caffeina estratta non va, tra l’altro, perduta: viene rivenduta alle aziende farmaceutiche per farmaci, cosmetici, integratori alimentari, finisce nelle bibite energetiche.

Il dec non ha effetti su colesterolo o sistema vascolare: da un punto di vista sanitario ed epidemiologico, non è stato mai segnalato alcun problema.

Quali proprietà benefiche troviamo, anzi, in una tazzina di dec? È ricco di antiossidanti, che combattono i radicali liberi, più di una tazza di caffè tradizionale. Insomma, un dec ci mantiene giovani e aiuta a prevenire malattie legate all’avanzare dell’età. Esiste un interessante studio pubblicato sulla rivista Jama Oncology che ha sottolineato le proprietà benefiche sul corpo: ha dimostrato che le aspettative di vita di pazienti che bevevano, al giorno, quattro tazzine di decaffeinato risultavano notevolmente aumentate. Questo grazie agli effetti antiossidanti, antinfiammatori e anti-tumorali e la stimolazione dell’insulina. Altre ricerche hanno fatto emergere potenziali benefici sul diabete di tipo 2, che il caffè decaffeinato contribuirebbe a prevenire, e sul Parkinson: ne rallenterebbe la progressione.

Insomma, la caccia alle streghe con il dec è finita. Ma se, al bar, continua a stravincere ancora la tazzina classica, oggi i consumi del dec si attestano intorno al dieci per cento nel mondo: una soluzione ideale per chi deve ridurre la caffeina senza perdere il piacere del caffè.