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Tendenze e stile di vita
Che sia figlio della generosità o della “confusione” poco importa, il caffè sospeso è un gesto che scalda il cuore e unisce tutta Italia.
Quando la gentilezza ha il gusto inconfondibile di un caffè. È una tradizione tutta italiana quella del caffè sospeso, un caffè lasciato pagato al bar per chi non può permetterselo. Se indubbia è l’origine, ma ben localizzata a Napoli, certo è il suo ritorno in auge oggi. C’è chi pensa che il gesto sia nato durante la seconda guerra mondiale, chi lo fa risalire alla Grande Guerra. Chi, come lo scrittore Riccardo Pazzaglia, ipotizza che sia figlio di quella gran confusione che si genera in un bar quando un gruppo di amici paga: e l’abitudine, dei baristi, è magari quella di conteggiare un caffè in più, ma non per arricchirsi, ma per lasciarlo poi a chi arriverà.
Certo è che il gesto era in uso nella società napoletana e a riportarlo di moda è stato il Caffè Gambrinus (https://grancaffegambrinus.com/), uno dei locali storici più celebri di Napoli, che ha ripreso questo gesto di gentilezza e solidarietà qualche anno fa. Correva il 2010 e sul bancone del bar fu posizionata una grossa caffettiera dove lasciare gli “scontrini sospesi” in occasione dei 150 anno del bar. Da quel momento, l’abitudine gentile è tornata di moda. Oggi esiste Rete del caffè sospeso (http://www.retedelcaffesospeso.com/i-bar-e-i-locali/), fondata nel 2010, proprio a Napoli: online si trovano tutti i bar che aderiscono. Si tratta di una realtà, quella della Rete del Caffè Sospeso, che non solo ha rilanciato l’antica pratica partenopea ma ha anche avviato un mutuo soccorso fra piccoli festival. A dieci anni dalla costituzione, infatti, nel 2020, è poi nata l’esigenza d’allargare gli orizzonti e proporre ad associazioni, festival, eventi culturali d’aderire alla rete condividendo una nuova strategia: offrire spazi culturali liberi, articolati, come si può offrire un caffè a uno sconosciuto, lavorando in rete, distribuendo informazioni e testimonianze. Insomma: pure la cultura ha adottato lo spirito di solidarietà che ricorda quello del “caffè sospeso”.
Si tratta di un gesto tutto italico quello di lasciar pagata una tazzina, fatto con molta discrezione, su cui sono usciti libri, come quello di Luciano De Crescenzo, gran conoscitore di Napoli, che ha raccolto ed elaborato una serie di articoli di giornali, considerazioni e aneddoti sul tema in “Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi”. De Crescenzo sostiene che, ogni volta che un napoletano è felice, offre quel caffè sospeso per donarlo al mondo.
E’ stato realizzato anche un documentario, “Caffè sospeso” di Fulvio Iannucci e Roly Santos, presentato in anteprima alla sedicesima edizione del Rome Independent Film Festival, che ha ottenuto il riconoscimento culturale dalla Commissione per la Cinematografia del MiBAC – Direzione Generale Cinema. E’ stato girato tra Argentina, Italia e Stati Uniti. La tradizione è stata, infatti, esportata nel mondo, dalla Bulgaria al Canada al Belgio, dalla Grecia all’Argentina. La chicca? La pratica si è evoluta, anche grazie al marketing, e oggi viene proposto il libro sospeso, la pizza sospesa o in Argentina, l’empanada pendiente.
Umanità, compassione, comprensione sono i sentimenti dietro questi gesti. Ispirato proprio dall’idea del caffè sospeso, l’attore Luca Argentero con la sua onlus ha rivisto il format: perché non donare un caffè (simbolico) ogni giorno investendolo in iniziative di solidarietà? Ed ecco che è nata 1 Caffè, la sua onlus (www.1caffe.org): per far sì che tutti scoprano che donare ogni giorno è gratificante, energetico, e può migliorare il mondo.
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